Rapporti con il Sistema sanitario

Il Sistema sanitario, da sempre fiore all’occhiello di Pavia, merita uno spazio di particolare attenzione, visti i risvolti sui Dipartimenti di area medica e sulla Facoltà di Medicina, a tutt’oggi la più ambita dagli studenti di tutta Italia. L’alta attrattività sui giovani aspiranti medici è indubbiamente legata anche alla presenza di tre prestigiosi IRCCS che per la loro storia rappresentano un riferimento nazionale. Però, il panorama dell’offerta sanitaria nell’area sud-milanese è cambiato rapidamente e sono sopraggiunti attori privati di sicuro stimolo ma anche di indubbia minaccia in assenza di una forte presa di consapevolezza e capacità di competere. Per diversi motivi, anche dopo lunghi dibattiti e prese di posizione pubbliche, il Sistema sanitario pavese dà segnali di affanno e non è ancora riuscito a suggerire una strategia di sviluppo. Lungi da qualunque tentativo di analisi esaustiva, che esula dal presente programma, è importante stabilire quale sia il ruolo che l’Università è pronta a ricoprire. Da un lato, in forte sintonia con le Amministrazioni dei tre IRCCS, a cominciare dalla Fondazione Policlinico San Matteo, vanno programmate le nuove apicalità delle unità operative convenzionate. Vanno messe in campo azioni tempestive volte ad individuare profili di prestigio, già presenti o da ricercare in altre strutture, che siano in grado di garantire capacità di ricerca, ma anche qualità per i pazienti. Questo è un aspetto strategico ineludibile e va affrontato con decisione, consci del fatto che la competizione per assicurarsi elevate professionalità è ben più alta che in passato. Contestualmente, il ruolo di guida e riferimento attivo che gli IRCCS pavesi devono avere nella relazione con il territorio va garantito e incrementato. L’Università sarà interessata a partecipare ad un ripensamento dell’offerta sanitaria con il fine di incrementare attrattività e forza competitiva.

Recenti interventi di riassetto delle Scuole di Specialità, dettati principalmente da un nuovo ordinamento didattico, hanno portato a requisiti per l’accreditamento molto più stringenti che in precedenza. Il vincolo che individua il numero minimo di professori di riferimento per ciascuna specialità si sta rivelando critico per diverse scuole. Una profonda riflessione va condotta all’interno della Facoltà di Medicina per mettere al sicuro quelle Scuole su cui puntare.

All’interno del dibattito sull’accesso alle Scuole di Specialità, la nostra Università deve affermare la necessità di un ampliamento del numero di posti con borsa di studio, alla luce dell’evidente fabbisogno di dottori specialisti che sempre più assume un carattere emergenziale. La vocazione di quanti aspirano a entrare in una Scuola di Specialità va assecondata insieme alla selezione dei candidati più preparati e coerenti. Anche numerosità e conseguenti criteri di accesso alla Facoltà medica sono temi ricorrenti e divisivi. L’Università di Pavia deve evidenziare con decisione l’inattuabilità di immatricolazioni senza programmazione, causa la carenza di strutture e docenza in grado di accogliere tutti gli studenti che ne facciano richiesta, garantendo una formazione adeguata. Ma ancor meno convincente è l’idea di selezionare gli aspiranti medici al termine del primo anno, con fondato rischio di far perdere un anno di studi e ingenerare un pericoloso disorientamento. Viceversa, un graduale e progressivo incremento di posti disponibili, accompagnato da un adeguamento di risorse per laboratori e corpo docente è la strada da percorrere.

La grande opportunità rappresentata da IRCCS e Dipartimenti medici a brevissima distanza spaziale gli uni dagli altri va sfruttata molto di più. Troppo poche sono le collaborazioni di ricerca tra clinici e ricercatori di base. Si perde una grande possibilità per il progresso della scienza medica, ma anche non si colgono rilevanti opportunità traslazionali. Proposte volte a creare aggregazioni nella ricerca verranno accompagnate e valorizzate dall’Ateneo.