Un patto per lo sviluppo

Vorrei partire da alcune riflessioni riguardo al contesto in cui l’Università di Pavia si muoverà in futuro. La Regione Lombardia e l’area di Milano, in particolare, esercitano una crescente capacità attrattiva, non solo in ambito economico, ma sempre più anche in quello della ricerca e della formazione. Ritengo che questa sia un’opportunità per la nostra Università, se saremo sufficientemente reattivi ed in grado di intercettare le sfide della società che cambia. Non sfugge l’aspetto competitivo nel confronto con una città in cui operano otto importanti Università ed una decina di qualificati centri di formazione superiore, ma è altrettanto vero che esistono significativi ambiti per collaborazioni e progettualità condivise, ed è a portata di mano un sistema produttivo cui riferirsi e con cui confrontarsi. Allo stesso modo istituzioni, enti e fondazioni regionali possono costituire partner sensibili per proposte ambiziose. Sempre più importante diventa perciò l’intesa e l’integrazione progettuale tra gli enti di formazione e ricerca del territorio pavese, nonché con gli IRCCS e le Fondazioni, in modo che Pavia si presenti come un interlocutore forte delle sue competenze, ma anche coeso.

Non sono in discussione l’autonomia e il profilo di un Ateneo prestigioso, che a tutt’oggi mostra una grande qualità nella ricerca e una forte capacità attrattiva sugli studenti, soprattutto da fuori Regione, ma è importante individuare le linee di sviluppo sfruttando tutte le opportunità e le possibili sinergie.

Nei paragrafi che seguono viene dedicata attenzione specifica ai seguenti elementi del programma: didattica e offerta formativa; ricerca e innovazione; biblioteche e sale studio; terza missione; amministrazione come ruolo strategico; partecipazione e benessere degli studenti; rapporti con il Sistema sanitario; edilizia; esposizioni museali; Collegi EDiSU, Collegi di merito e rapporti con lo IUSS; governo di Ateneo: governance e organi; comunicazione, trasparenza ed etica della ricerca.

Prima di affrontare un esame dettagliato, vorrei sinteticamente richiamare le sei direttrici principali su cui muoversi con slancio:

  1. Inclusione e merito. Credo orgogliosamente nella funzione pubblica della nostra Università. Vanno accolti tutti gli studenti meritevoli, attraverso politiche anche coraggiose che favoriscano i meno abbienti.
  2. Internazionalizzazione. Va prestata particolare attenzione alle esperienze formative con partner internazionali, europei ma anche extra-europei, attraverso doppie lauree, e non solo. Va altresì data un’ulteriore spinta alle possibilità di integrazione delle conoscenze in azienda anche in ambito internazionale.
  3. Innovazione e ricerca. L’interlocuzione con i decisori europei, in tema di opportunità di finanziamento della ricerca, in tutte le aree disciplinari, deve aumentare in quantità e qualità. Il nostro ruolo deve essere più attivo, ma nella consapevolezza che l’esito positivo non dipende solo da noi. Vanno, cioè, sensibilizzati sia l’Ente Regionale ed il Ministero, sia le altre Università lombarde, al fine di coordinare in modo molto più sistematico la presenza in Europa per la proposizione di progetti di elevato livello scientifico.
  4. Integrazione e intesa con gli IRCCS. La peculiarità pavese di una Facoltà di Medicina forte, in un contesto di importanti istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, impone una particolare attenzione relazionale. Va garantita un’offerta formativa competitiva in grado di continuare ad attrarre i migliori studenti, vanno selezionate d’intesa le apicalità ospedaliere e messe al sicuro le Scuole di Specialità.
  5. Ruolo strategico dell’Amministrazione. L’Amministrazione nel suo complesso, da quella coinvolta nei Dipartimenti a quella di coordinamento centrale, è sempre più chiamata ad un’azione strategica. Ho sperimentato una partecipazione forte ed entusiasta a nuove progettualità, purché con orizzonti ben delineati. La condivisione degli obiettivi strategici va accompagnata con politiche di sviluppo delle professionalità e misure a favore del benessere lavorativo.
  6. Incubatore tecnologico. L’orizzonte internazionale nel quale è inserito il nostro Ateneo e la globalizzazione di formazione, ricerca ed innovazione non devono erroneamente far pensare ad una irrilevanza del contesto locale. Anzi, è vero il contrario. L’Università deve essere il vero trascinatore per l’insediamento di nuove iniziative imprenditoriali ad alto contenuto di conoscenza, in cui i nostri laureati e dottori di ricerca non solo trovino spazio, ma anzi ne siano, almeno in parte, protagonisti. Un lavoro in stretta collaborazione con l’Amministrazione locale è fondamentale.

Se fosse attribuita a me la grande responsabilità di guidare il nostro Ateneo, prometto una grande determinazione nel perseguire gli obiettivi strategici, a partire da una puntuale definizione dei progetti e da un chiaro percorso istruttorio fino ad una continua verifica dell’implementazione.

Sono, peraltro, convinto che non ci sia nessun Rettore che possa promuovere una svolta se non è in grado di comunicare spirito di appartenenza, entusiasmo e voglia diffusa di determinare il futuro. La sfida è nel sancire un patto di sviluppo che possa caratterizzare gli anni a venire. Per parte mia, assicuro ascolto per tutte le istanze, progettualità e suggestioni. Auspico una dialettica franca, schietta e a tutto campo ma che non dimentichi l’urgenza, in una fase di importante evoluzione del sistema universitario.